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To the Wonder - Recensione (2)

03/07/2013 | Recensioni |
To the Wonder - Recensione (2)

Dopo le domande universali e cosmiche di The tree of life, Terrence Malick decide di concentrarsi sul microcosmo (già evidente nella famiglia Pitt-Chastain) parlando dell'amore e di come questo sentimento sia in grado ancora di portare alla meraviglia, To the wonder appunto.
A Parigi, Neil (Ben Affleck) inizia a frequentare Marina (Olga Kurylenko), ragazza madre parigina. Decide di tornare negli Stati Uniti portando con sé la nuova fidanzata, che diverrà sua moglie per ovviare ai problemi di visto. La relazione però entrerà piano in crisi, riavvicinando Neil alla sua ex ragazza Jane (Rachel McAdams).
Difficile parlare di trama, più facile parlare di questa pellicola come di un saggio (al limite del filosofico) sull'amore.
Un' iperbole su questo sentimento che ci viene mostrato in tutte le sue sfaccettature,  dividendosi tra il terreno e il divino.
Malick sembra intraprendere una strada ben precisa mostrando come l'amore tra due esseri umani possa essere fragile, facilmente deteriorato nel tempo, mentre l'amore verso l'umanità in generale,  verso Dio, incondizionato, possa essere quello più puro e vero, l'unico destinato a durare nel tempo.
Rispetto a The tree of life che catturava e raccontava attraverso le immagini, qui il regista vuole avvolgere lo spettatore nei sentimenti, colpendo all'anima, alla sensibilità più che agli occhi. Certo non rinuncia, come detto, a porsi e a porci delle domande esistenziali e lo fa attraverso il lirismo di Marina e la sua propensione alla poesia con la quale esprime il suo concetto di amore: una fusione di due persone che, crescendo, generano un noi.
Ma c'è anche la libertà come elemento inscindibile dell'amore, lo stesso sentimento che però farà compiere a Marina (spinta da un'amica immaginaria simbolo della sua incoscienza più che coscienza) un gesto sbagliato nei confronti di Neil. A fare da contraltare a ciò c'è l'acqua, simbolo divino di purezza che cancella da tutti i mali e, proprio come l'amore, senza il quale non esisterebbe la vita.
Malick stupisce ancora una volta e, per vedere To the wonder, bisogna essere preparati, pronti a vedere delle sequenze senza un'evidente linearità di racconto, dove sono le parole il motore di tutto, quelle su cui riflettere. Potremmo anche chiudere gli occhi e la pellicola funzionerebbe comunque, insinuandosi poeticamente con delle domande nello spettatore attraverso i ritmi e stilemi che appartengono più al cinema orientale che a quello statunitense.
Amiamo veramente? Diamo tutto noi stessi nei rapporti o viviamo passivamente i sentimenti, lasciando che il tempo faccia il suo corso?
Domande la cui risposta la si può trovare solo dentro di noi, continuando a pensarci anche dopo la visione, in una pellicola che sarà più accessibile rispetto al complesso e, forse, troppo lungo The tree of life.

Sara Prian

 


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